
Caro Gabriele,
stranamente non ci conoscevamo, chissà quante volte ci siamo incrociati in birreria da Gianluca ma, purtroppo, non ci siamo mai parlati. Conoscevo tuo fratello, più vicino alla mia età, una dei tanti fratelli Laziali con cui, anche se non sai il nome, anche se non sai niente di loro, sai che ti puoi fidare per averli incrociati in mille occasioni. Allo stadio e in trasferta non ci siamo incontrati: io, più grande di te, mi ero spostato in Tevere e le trasferte, con due bambini piccoli, erano diventate un ricordo lontano.
Quella maledetta mattina di 14 anni fa stavo giocando, appunto, con i mie figli di 5 e 3 anni, sul letto, come si fa spesso la domenica mattina. Ricordo il telefono impazzito, di fratelli Laziali che mi vomitavano addosso dolore e rabbia. Mi ricordo incollato a sky, alla ricerca di informazioni.
In realtà, fin da subito, le notizie vere me le davano gli amici per telefono, in televisione era partita la pantomima dell’ultras che se l’era cercata. E più si andava avanti e più montava la rabbia.
Sai perché tutti ti vogliono un bene dell’anima? Perché in quella maledetta domenica é toccato a te ma in realtà, al posto tuo, ci poteva essere ognuno di noi. Lo abbiamo capito subito. Tu sei e sarai sempre una parte di noi.
Grazie a Dio, al tuo sorriso, all’incessante lavoro di tuo fratello, al dolore composto e fermo di tuo padre e tua madre piano piano, faticosamente la verità è cominciata ad emergere.
Ma la rabbia, a distanza di 14 anni é sempre la stessa, non passa.
E non allevia il dolore la responsabilità riconosciuta, del tuo assassino.
Quella domenica colui che, giustamente, ha pagato per la tua morte é stato colui che ha follemente premuto il grilletto ma quella domenica é stata anche una delle notti più buie della vita repubblicana. Dal colpo in aria, alla conferenza stampa di Arezzo, dal colpevole ritardo con cui si é annullata la partita della Roma all’Olimpico fino allo schierare le forze dell’ordine a protezione di uno stadio in cui non si sarebbe mai giocata nessuna partita. Tutta gente che non solo non ha pagato ma, magari, ci ha costruito una carriera.
Sono profondamente cristiano e so che il Signore ti ha accolto con l’amore che riserva ai giusti in terra, alle vittime innocenti.
Concedi a noi la forza di ricordarti fino all’ultimo dei nostri giorni quando potremo, finalmente, fraternamente abbracciarci.