Che momento meraviglioso si è consumato questa domenica sotto la curva nord. Una dimostrazione di sensibilità, affetto e comprensione da incorniciare. È questo il calcio da elogiare, di cui essere orgogliosi, espresso, quasi paradossalmente, da quella stessa tifoseria così spesso protagonista di episodi di razzismo, maschilismo o violenza.
La tifoseria della Lazio, non si è infatti solo limitata a non fischiare il suo portiere, come molti, tra cui probabilmente Strakosha in primis, si aspettavano, ma, dopo aver estratto lo striscione con su scritto: “Non ti curar di loro ma guarda e para. Daje Strakosha!”, ha continuato ad applaudire e a cantare il suo nome per diversi minuti.
Le lacrime di Strakosha hanno emozionato uno stadio che ha dimostrato di essersi preso sulle spalle l’angoscia di uno dei suoi giocatori, evidentemente dispiaciuti per l’errore durante la scorsa partita d’Europa League.
È inevitabile che la consapevolezza della responsabilità di un risultato come quello di Istanbul, non possono far altro che infierire sull’orgoglio di ogni giocatore. È necessario ora che Strakosha si dimostri pieno zeppo di resilienza, come se si fosse appena tatuato la parola su tutto il corpo, e lavorare ogni giorno più duramente, quasi dovesse riscattarsi. L’uomo, per natura, tende all’errore. D’altronde, come insegna il più che conosciuto aforisma latino: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Se sbagliare è umano, Strakosha in quanto tale, non può far altro che lasciarsi il passato alle spalle, trovare il modo di superare la delusione dettata dalle circostanze e migliorare ogni giorno.
Resta il fatto che per chiunque il prospetto di uno stadio così caloroso che sembrava star fisicamente abbracciando il giocatore in lacrime, non gli può aver fatto altro che bene.
Un applauso alla curva, e alla tifoseria tutta che non ha fatto altro che dimostrare che cosa comporta l’entrare nella famiglia laziale: nessuno va lasciato indietro.
Quasi paradossalmente però, lo stesso tifoso che nel pre-partita applaudiva Strakosha, a distanza di pochi minuti si è ritrovato ad insultare Muriqi o Patric durante la lettura delle formazioni. Secondo la stessa sensibilità sportiva, più che evitabili i fischi vari. Questi infatti, pur avendo dimostrato diverse difficoltà nell’inserirsi nel gioco della squadra infatti, in quanto giocatori della Lazio dovrebbero meritare ogni santa domenica il beneficio del dubbio, per potersi dimostrare all’altezza della maglia che indossano. E qualora durante la partita non dovessero esserlo, largo alle critiche e ai giudizi, più che legittimi a questo punto. Il punto è: quale vantaggio si potrebbe trarre dall’insultare e scoraggiare un giocatore della stessa squadra di cui si è innamorati, che si vorrebbe vedere in cima al mondo?