Sono stato un grandissimo contestatore, da ragazzo ho occupato la scuola organizzando assemblee in cui si proiettava Brubaker e si sognava su come cambiare il mondo.
Il 30 aprile del 1993 ero davanti all’hotel Raphael a tirare monetine a Craxi gridando “prendi anche queste“.
Ho contestato un mito come Dino Zoff, al campo Maestrelli, colpevole di troppi pareggi e di rappresentare, ai miei occhi, un freno per una squadra che stava decollando.
Non mi sono mai pentito, tutte le contestazioni che ho affrontato avevano alla base una spinta ideologica, una convinzione, un’onestà intellettuale che mi spingeva a provare a cambiare il verso delle cose. E questo è valso per le cose importanti della vita, come la politica, e per quelle più importanti fra le meno importanti, come la Lazio.
Ma la mia carriera di contestatore calcistico si è bruscamente interrotta il 12 giugno 1995. Ero sotto la sede della Lazio di via Novaro, insieme a migliaia di tifosi della Lazio imbufaliti perché Cragnotti aveva deciso di vendere il nostro eroe: Beppe Signori. Mi sembrava una follia. Partimmo in corteo da via Novaro arrivammo a Piazza della Libertà e quando la sera Zoff disse che Signori era stato tolto dal mercato mi sentii orgoglioso di aver impedito un simile scempio. Il fatto che Cragnotti, contemporaneamente, avesse minacciato di lasciare la Lazio era un dettaglio, l’importante era proteggere il simbolo della Lazio Beppe Gol.
Col tempo mi sono vergognato di quel pomeriggio: la visione illuminata di Cragnotti, anche se decisamente “spregiudicata“, umiliata da un branco di cialtroni, me compreso, alla testa dei quali c’era nientepopodimeno che Tony Tony Maccheroni.
La vita, nel mio piccolo, mi ha poi riservato un ruolo da imprenditore, e mi ha insegnato che, quando devi prendere una decisione importante che riguarda la tua azienda, il suo futuro, i suoi dipendenti e te, tu sei pieno di dubbi, incertezze, paure e, al contrario, tutti intorno a te sono pieni di certezze, sanno cosa è giusto e cosa no, e pensano di te che sei un incapace, quando non un truffatore.
Da quel 12 giugno 1995 non ho più partecipato a nessuna contestazione che riguardasse la Lazio, men che meno a via dei Cappuccini quando, alcuni di quelli che adesso adorano Cragnotti gli vomitarono il peggior veleno sotto casa arrivando a scrivere “hai finito i quattrini, ammazza un altro Gardini”.
Per questo non ho partecipato alla contestazione di oggi, anche se non biasimo chi ha partecipato. C’è solo una cosa che mi fa stare tranquillo: il quadro psichiatrico di Lotito. Unico soggetto in grado di sopportare decenni di contestazioni, unico soggetto che sembra cibarsi degli strali che riceve, unico soggetto in grado di essere completamente impermeabile ad ogni forma di pressione esterna.
Non lavorerei con lui nemmeno sotto tortura, ma è indubbio che se tracciamo una linea da quando Lotito ha preso la Lazio ad oggi è certamente una linea di crescita, nessuno lo può negare.
Tutte le scelte che hanno determinato questa crescita, fra alti e bassi, sono sue scelte. Compreso Sarri, che forse è lo scarto in avanti più deciso.
Se dovessi essere costretto a decidere a chi affidare il futuro della mia Lazio fra i 1000 che oggi contestano e Lotito non avrei dubbi…